È un passaggio che tutti abbiamo affrontato almeno una volta nella vita. Nessuno vorrebbe trovarsi di fronte ad un rifiuto, ma è altrettanto vero che non si può iniziare la ricerca del lavoro senza mettere in conto la possibilità che ciò possa accadere.
Perciò è necessario, innanzitutto, partire dalla consapevolezza che le dinamiche che entrano in gioco e che determinano un eventuale esito negativo sono molteplici e a volte non dipendono necessariamente dalla nostra performance durante il colloquio; il risultato negativo può arrivare a prescindere dalla preparazione o dalle competenze maturate.
Sembra quasi un paradosso ma delle volte può accadere di essere scartati perché troppo qualificati. Per quanto possa sembrare apparentemente una scelta poco ragionevole, dietro il rifiuto si nasconde in realtà una grande preoccupazione per l’azienda. Non sempre, infatti, risulta vantaggioso assumere una persona sovra qualificata, il rischio potrebbe essere quello di perderla nel breve termine. Questo accade semplicemente per una ragione: il lavoratore over-qualificato tende, infatti, ad annoiarsi in fretta se calato in ruoli non in linea con le proprie specifiche competenze ed è perciò tentato a guardarsi intorno in cerca di un’occupazione che meglio rispecchi il proprio profilo.
Per questo motivo risulta fondamentale andare a rintracciare le motivazioni che hanno condotto il recruiter a fare una determinata scelta.
L’importanza del feedback
Se il rifiuto non fosse accompagnato da una motivazione, probabilmente il candidato avvertirebbe tutta una serie di emozioni negative e penserà “non sono all’altezza del ruolo”, “ho sbagliato approccio durante il colloquio”, “non ho suscitato abbastanza interesse”. Tutte motivazioni che possono essere plausibili ma può anche capitare, come abbiamo descritto prima, di essere considerati troppo qualificati e il rifiuto dell’azienda non è circoscritto alla professionalità della persona bensì legato al timore di investire su una risorsa che nel breve tempo potrebbe non avere più stimoli o non essere abbastanza motivata.
Sia in un caso che nell’altro, il candidato può sperimentare diverse emozioni che vanno dalla rabbia, alla delusione, allo sconforto. La frustrazione aumenta soprattutto quando si pensa di essere davvero adatti a ricoprire quel ruolo o si aspira a far parte di un’azienda specifica. La cosa importante è evitare di farsi sopraffare dalle emozioni negative cambiando la prospettiva e trasformando l’esperienza in una possibilità di crescita e sviluppo individuale.
Ed è per questo motivo che chiedere un feedback su come è andato il colloquio può aumentare la nostra consapevolezza e aiutarci a non perdere di vista l’obiettivo. Il feedback, se usato bene, può essere uno strumento potente di crescita perché aiuta chi lo riceve a capire cosa ha fatto bene o male e di conseguenza a riflettere su come fare di più o di diverso per migliorare. Per essere efficace, e rappresentare quindi per la persona una reale occasione di crescita, occorre che il feedback sia il più possibile basato su fatti, azioni e risultati e mai sulla persona in sé.
Concentrati sulla soluzione e non sul problema
Non è sicuramente facile mettersi nuovamente in gioco dopo aver ricevuto un esito negativo. Per alcuni potrebbe essere uno stimolo a fare di più, per altri un freno che inibisce e rallenta l’azione. Seppur il modo di reagire di fronte ad una situazione di questo tipo sia estremamente soggettivo, un suggerimento che vale per tutti è: concentrarsi sulla soluzione e non sul problema!
Focalizzarsi eccessivamente sul problema sposta inevitabilmente l’attenzione su di esso, negando conseguentemente la possibilità di trovare delle soluzioni o di prendere in considerazione nuove modalità di azione. Può, inoltre, innescare un complesso di pensieri negativi e bloccare eventuali possibili soluzioni.
Adottare perciò un approccio orientato alla soluzione aiuta a mantenere l’attenzione sul tipo di risposta che si vuole ottenere e quindi sull’obiettivo, aiutando e stimolando la mente a cercare nuove alternative.
Il primo passo è guardare verso il futuro e cercare di analizzare ciò che non ha funzionato da una prospettiva diversa. Potrebbe essere utile ripercorrere le fasi del colloquio e riflettere su diversi elementi: domande ricevute e risposte date, atteggiamento, comunicazione verbale e non verbale.
Consideriamo anche il fatto che non esistono necessariamente risposte giuste o sbagliate. Se non siamo riusciti a veicolare delle informazioni rilevanti, o non come avremmo voluto, proviamo a riformulare le frasi in modo che la comunicazione sia più efficace.
Alcune indicazioni e suggerimenti utili:
- Preparare uno storytelling che sia convincente e soprattutto in linea con il ruolo
- Ricercare informazioni sull’azienda
- Spiegare i motivi per cui dovrebbero scegliere te
- Trasmettere interesse ed entusiasmo per la posizione
Quindi niente paura! L’esperienza si crea tutte le volte che, davanti ad un problema, sbagliamo e troviamo il modo per migliorare.