Mobbing sul lavoro: cos'è, come riconoscerlo e come difendersi

Pubblicato: 05 Giugno 2025

PERSONE

Il termine “mobbing” è diventato, negli ultimi anni, sempre più familiare anche al di fuori degli ambienti legali e psicologici. Eppure, nonostante se ne parli di più, molti lavoratori e lavoratrici non sanno esattamente come riconoscerlo, come affrontarlo o a chi rivolgersi. Il mobbing sul lavoro è un fenomeno complesso, spesso subdolo, che può minare profondamente la serenità professionale e la salute personale. Conoscerlo è il primo passo per difendersi e tutelare il proprio benessere.

Che cos’è il mobbing?

Con mobbing si intende un insieme di comportamenti ostili, ripetuti e sistematici nel tempo, messi in atto in un contesto lavorativo con l’intento di emarginare, umiliare o danneggiare un collega. Si tratta di una forma di violenza psicologica che può manifestarsi in modi diversi: attacchi verbali, isolamento, critiche ingiustificate o incarichi umilianti. A renderlo ancora più insidioso è il fatto che non sempre è evidente o facilmente identificabile, soprattutto nelle fasi iniziali.

Mobbing orizzontale e verticale: qual è la differenza?

Non tutti i mobbing sono uguali. Esistono due principali tipologie: il mobbing orizzontale e quello verticale. Il primo avviene tra colleghi allo stesso livello gerarchico, spesso alimentato da dinamiche di invidia, competizione o semplici antipatie personali. Il secondo, più comune e riconosciuto, è quello verticale, che coinvolge figure con diverso grado di potere. In genere si tratta di un superiore che esercita pressioni, esclusioni o maltrattamenti nei confronti di un subordinato, sfruttando la propria posizione di autorità.

I comportamenti più frequenti e la natura subdola del mobbing

Il mobbing può assumere molte forme e proprio per questo può passare inosservato, soprattutto all’inizio. Alcuni dei comportamenti più frequenti includono il progressivo isolamento del lavoratore dal resto del team, critiche costanti, svalutazioni continue, l’esclusione da momenti importanti come riunioni o attività di gruppo, l’assegnazione di compiti inutili, umilianti o inadeguati rispetto alla mansione. Spesso si inizia con piccoli episodi, apparentemente innocui, che però si intensificano nel tempo fino a compromettere il benessere della persona coinvolta.

Le conseguenze del mobbing sulla salute psicofisica

I danni che il mobbing può causare vanno ben oltre la sfera lavorativa. Chi subisce questo tipo di pressione costante può sviluppare sintomi come ansia, attacchi di panico, calo dell’autostima, difficoltà a dormire, problemi di concentrazione e stati depressivi. Sul piano fisico, possono emergere disturbi ricorrenti come mal di testa, problemi gastrointestinali, tensioni muscolari o addirittura patologie legate allo stress da lavoro, come l’ipertensione o il burnout. In questi casi, è fondamentale intervenire prima che la situazione degeneri ulteriormente.

Cosa fare in caso di mobbing?

Il primo passo è riconoscere che ciò che si sta vivendo non è normale né tollerabile. Non bisogna mai minimizzare ciò che accade, né pensare che si tratti di “normali tensioni lavorative”. È importante prendersi cura di sé, chiedere supporto e, se possibile, parlarne con qualcuno di fiducia all’interno dell’azienda. Anche informarsi su strumenti come il diritto alla disconnessione può aiutare a ristabilire dei confini chiari tra lavoro e vita privata, fondamentali per tutelarsi.

Come difendersi dal mobbing

Difendersi è possibile, ma richiede lucidità e determinazione. È consigliabile tenere traccia degli episodi, annotando date, contenuti e persone coinvolte. Anche salvare email, messaggi o qualsiasi altra prova documentale può risultare utile in un secondo momento. È importante mantenere un atteggiamento professionale, evitare scontri diretti e, nei casi più delicati, rivolgersi a uno psicologo del lavoro o a un legale esperto.

Quando viene considerato mobbing sul lavoro?

Affinché una situazione possa essere definita “mobbing” è necessario che i comportamenti siano sistematici, prolungati nel tempo e finalizzati a danneggiare la vittima. Il semplice conflitto isolato tra colleghi non è sufficiente. Il mobbing si configura quando c’è una strategia reiterata che porta il lavoratore a vivere il contesto lavorativo come ostile, con effetti negativi tangibili sulla salute psicofisica. Anche il nesso causale tra le condotte e le conseguenze deve essere dimostrabile.

Come dimostrare il mobbing

La documentazione è l’elemento più importante. È fondamentale raccogliere prove fin dai primi segnali: annotazioni personali, comunicazioni scritte, testimonianze di colleghi. Tutto può diventare parte di un dossier utile per far valere i propri diritti, sia in azienda che in sede legale. In caso di procedimenti, anche la valutazione di un professionista della salute mentale può diventare un elemento chiave.

Come denunciare il mobbing e a chi rivolgersi

Se le strategie interne non portano a un miglioramento o se la situazione è particolarmente grave, è necessario rivolgersi all’esterno. Si può presentare denuncia all’Ispettorato del Lavoro o rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro. In alcuni casi può essere coinvolto anche il medico del lavoro o il sindacato di riferimento. È importante ricordare che per denunciare il mobbing è necessario avere prove solide, che dimostrino la sistematicità e la gravità delle condotte subite.

Difendi il tuo benessere

Conoscere il mobbing, sapere come riconoscerlo e affrontarlo è il primo passo per proteggere la propria salute e il proprio percorso professionale. Se hai dubbi o pensi di essere in una situazione simile, non restare in silenzio: informati, chiedi aiuto e agisci.