Diritto alla disconnessione: cosa significa davvero e perché riguarda tutti

Pubblicato: 29 Maggio 2025

PERSONE

Ti è mai capitato di leggere un’e-mail di lavoro alle 22:30 o di rispondere a un messaggio su WhatsApp mentre sei a cena con la tua famiglia? Se la risposta è sì, allora sai bene cosa significa trovarsi immersi in quella zona grigia in cui il confine tra vita privata e lavoro si fa sempre più sottile. Ed è proprio da questa continua reperibilità che nasce il bisogno sempre più urgente di tutelare il diritto alla disconnessione.

Che cos'è il diritto alla disconnessione?

Il diritto alla disconnessione è il diritto del lavoratore a non essere reperibile fuori dall’orario di lavoro, senza temere ripercussioni o penalizzazioni. In altre parole è il diritto a “staccare la spina” – letteralmente – da mail, telefonate, riunioni e messaggi al di fuori dell’orario lavorativo.

Con la digitalizzazione e l’uso massiccio di strumenti come smartphone, tablet e app di messaggistica, la distinzione tra lavoro e tempo libero si è fatta sempre più labile. Il risultato? Una sensazione costante di essere "sempre sul pezzo", anche quando ci si dovrebbe riposare.

Diritto alla disconnessione e smart working: una combinazione delicata

Con l’introduzione massiccia dello smart working, il tema della disconnessione è diventato ancora più centrale. Se da un lato il lavoro agile ha portato flessibilità, dall’altro ha aumentato la sensazione di dover essere perennemente disponibili, anche durante il fine settimana o in ferie.

Molti lavoratori faticano a definire dei limiti chiari, trovandosi a rispondere a messaggi di lavoro anche in momenti privati: durante la pausa pranzo, la sera o persino a letto. Questo porta, nel tempo, a una condizione di iperconnessione che può compromettere il benessere mentale e fisico.

Perché il diritto alla disconnessione è fondamentale per la salute mentale

Essere costantemente reperibili ha un prezzo. Quando non si riesce più a "staccare", il corpo e la mente ne risentono. Tra le conseguenze più comuni ci sono stress da lavoro ansia, difficoltà a dormire e, nei casi più gravi, veri e propri episodi di burnout.

La possibilità di disconnettersi è dunque una forma di tutela per la salute mentale dei lavoratori, perché permette di recuperare energie, mantenere l’equilibrio tra vita professionale e personale, migliorando la qualità della vita complessiva.


Diritto alla disconnessione: cosa dice la legge in Italia?

Nel nostro Paese il diritto alla disconnessione è stato formalmente introdotto con l’articolo 19 della Legge 81/2017, in riferimento al lavoro agile. La norma stabilisce che devono essere definiti degli accordi chiari tra datore di lavoro e lavoratore, comprese le modalità per garantire i tempi di riposo.

Tuttavia, non esiste ancora una legge organica che regolamenti questo diritto per tutte le tipologie di lavoro. Molto dipende dai singoli contratti collettivi, dagli accordi aziendali e dalla sensibilità dei datori di lavoro.

Come funziona il diritto alla disconnessione digitale in Italia e in Europa?

L’Unione Europea ha affrontato il tema nel 2021 con una Risoluzione del Parlamento che invita gli Stati membri a riconoscere e regolamentare il diritto alla disconnessione, sottolineando la necessità di proteggere i lavoratori dai rischi legati all’iperconnessione.

In alcuni paesi come la Francia esistono normative specifiche che impongono alle aziende di stabilire regole chiare per garantire la disconnessione digitale.

Perché il diritto alla disconnessione è una priorità

Viviamo in un’epoca in cui la connessione è continua e spesso invasiva. Difendere il proprio tempo, il proprio spazio e la propria salute mentale non è un lusso, ma un diritto. Il diritto alla disconnessione non è solo una questione legale, ma anche culturale: riguarda il modo in cui vogliamo vivere e lavorare.

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