Nel suo libro “Ascolto profondo”, Jerome Liss (psichiatra e psicoterapeuta, professore di psicoterapia psicoanalitica ad Harvard, noto per i suoi studi sull’ascolto empatico e profondo), ci invita a riflettere su un concetto tanto semplice quanto trascurato: la capacità di ascoltare veramente l’altro.
Non parliamo solo di prestare orecchio alle parole, ma di entrare in una relazione autentica con l’interlocutore, cogliendo emozioni, bisogni e intenzioni.
Se questo è vero nelle relazioni personali, lo è anche all’interno delle organizzazioni, dove l’ascolto profondo può diventare un potente strumento di coesione, benessere e sviluppo.
In molte aziende il dialogo tra persone è spesso ridotto a scambi rapidi, funzionali, orientati esclusivamente al compito da svolgere. Tuttavia, numerosi studi dimostrano che i lavoratori che si sentono ascoltati sono più motivati, produttivi e “fedeli” all’organizzazione.
Secondo un’indagine Gallup del 2023, solo il 23% dei dipendenti a livello globale si sente realmente “coinvolto” nel proprio ambiente di lavoro. Tra i principali fattori che alimentano la loro demotivazione vi è proprio la mancanza di ascolto da parte dei manager e dei vertici aziendali.
La letteratura scientifica conferma questi dati. Uno studio pubblicato sulla Harvard Business Review ha evidenziato come i leader che praticano l’ascolto attivo ottengano team più coesi e creativi (Zenger & Folkman, 2016).
Allo stesso modo, una ricerca dell’Università di Melbourne (Kluger & Itzchakov, 2021) ha dimostrato come un ascolto empatico riduca lo stress percepito dai lavoratori e migliori significativamente la qualità delle relazioni sul posto di lavoro.
L’ascolto profondo, come descritto da Liss, richiede presenza, sospensione del giudizio e soprattutto volontà di accogliere il punto di vista altrui. Portare questo approccio nelle aziende significa creare spazi di dialogo reale, in cui le persone si sentono viste, comprese e valorizzate. Questo non solo riduce i conflitti e migliora il clima interno, ma favorisce anche processi decisionali più partecipati e strategie più aderenti ai bisogni reali dei team.
In quest’ottica i servizi di consulenza HR che offre Synergie HRed assumono un ruolo fondamentale. Attraverso strumenti come l’analisi del clima organizzativo (People Survey), lo sportello di empowerment diretto ai dipendenti e la formazione manageriale sull’ascolto attivo, è possibile tradurre in pratica i principi dell’ascolto profondo, trasformandoli in leve strategiche per il cambiamento culturale.
Introdurre dunque momenti strutturati di ascolto dei dipendenti all’interno delle aziende non è solo una buona prassi, ma una scelta strategica che può generare valore a livelli diversi. Strumenti come l’analisi di clima organizzativo permettono di rilevare in modo sistematico le percezioni, i bisogni e i malesseri diffusi nei team, offrendo una fotografia realistica dell’ambiente interno.
A partire da questi dati è possibile costruire interventi mirati – sulla comunicazione, sulla leadership, sull’organizzazione del lavoro – aumentando il benessere collettivo e la performance. Accanto a questi strumenti collettivi è altrettanto utile offrire spazi individuali di ascolto ed empowerment, come sportelli di coaching interno, che aiutano le persone a sviluppare consapevolezza, autonomia e fiducia in sé, per affrontare con maggior efficacia le sfide quotidiane.
Queste pratiche non solo migliorano il clima interno, ma rafforzano il senso di appartenenza e riducono il turnover, trasformando l’ascolto in una leva concreta di sostenibilità organizzativa.
Investire nell’ascolto, dunque, non è solo una scelta etica, ma una strategia concreta per migliorare la salute organizzativa, trattenere i talenti e costruire ambienti di lavoro più umani e performanti. Perché solo ascoltando davvero le persone un’organizzazione può evolversi in una comunità viva, resiliente e orientata al futuro.
a cura di Roberto Franzini, HRed Consultant